Il dedicente califfato e l’esorcismo delle sigle

Il primo politico occidentale ad usare ufficialmente il termine ‘daesh’ è stato l’allora prima ministro australiano Tony Abbot. Negli ultimi due anni, il termine ha cominciato a farsi strada negli ambienti diplomatici e giornalistici come alternativa peggiorativa degli acronimi inglesi IS o Isis.

In effetti, gran parte di coloro che utilizzano la dizione ‘daesh’, lo fa per una specie di esorcismo delegittimatorio: in questo modo si vuole negare la definizione di stato implicita nelle varie sigle che si sono alternate per definire il sedicente califfato, da Isis (stato islamico dell’Irak e della Siria) a Isil (stato islamico dell’Irak e del Levante) a Is (stato islamico tout court e con più ampie ambizioni territoriali).

Ora, a parte il fatto che per il diritto internazionale gli elementi costitutivi di uno stato sono un territorio, una popolazione e un’organizzazione, e che il sedicente califfato presenta tutte queste caratteristiche, Daesh (in arabo ‏داعش‎) è un acronimo derivato dalla dizione ‘ad-Dawla al-Islāmiyya’ (الدولة الإسلامية), dove ad-Dawla sta appunto per ‘stato’. Non basta, dunque, cambiare latinorum se la sostanza rimane immutata.

Michele di Pisa,

  1. Coerentemente col le proprie regole ortografiche, la forma usata dai francesi è ‘Daech’, mentre i tedeschi scrivono ‘Daesch’. Analogamente, agli acronimi Is e Isis francesi e spagnoli preferiscono rispettivamente EI e EIS. Forse anche noi italiani dovremmo usare delle grafie coerenti con la nostra grammatica, ma la deriva americanistica di molti che soffrono d’una specie di complesso d’inferiorità perché l’inglese non lo conoscono o lo parlano male, rende utopica questa speranza.

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